LA FAVORITA DI GAETANO DONIZETTI
- LEONORA DI GUSMAN (mezzosoprano)
- INES, confidente di Leonora (soprano)
- FERNANDO (tenore)
- ALFONSO IX, re di Castiglia (baritono)
- BALDASSARRE, superiore del convento di S. Giacomo (basso)
- DON GASPARO, ufficiale del re (tenore)
- Signori e dame della corte, paggi, guardie, montanari, soldati, cortigiani, frati di S. Giacomo e pellegrini.
- L'azione è nel regno di Castiglia. Epoca 1340.
- La Favorita è una grand opéra, dramma serio in quattro Atti musicato da Gaetano Donizetti nel settembre del 1840 su libretto di Alphonse Royer e Gustave Va'z, tratto da Eugè ne Scribe. La rielaborazione dell'opera L'ange de Nisida, con parti della Adelaide (opera semiseria del 1834) musicate nel 1839 su libretto degli stessi autori. L'Ange de Nisida non andò mai in scena perché il Teatro parigino de la Renaissance, che l'aveva commissionata, era fallito lo stesso anno. Il libretto è stato tradotto dal francese da F. Jannetti. La favorita venne rappresentata per la prima volta a Parigi, al Théatre de l'Opéra, il 2 divembre 1840.
LA PARTITURA MANOSCRITTA
La partitura manoscritta autografa di 156 cartelle è nella Biblioteca Treccani degli Alfieri di Milano.
ATTO I: L'azione si svolge nel regno di Castiglia intorno al 1340.
La sinfonia si apre con una breve introduzione per soli archi, che
entrano a voci indipendenti, dai bassi ai violini, imitandosi in
contrappunto; l'effetto austero e meditativo preannuncia il preludio
dell'Aida.
Il tema misterioso è poi svolto ed amplificato dall'orchestra piena: fin
qui, atmosfera religiosa e severa. Il primo tema, nervoso ed agitato, ha
una funzione narrativa simile, all'interno della sinfonia, a quello che sarà
il primo tema nella sinfonia della Forza del destino; è ripreso in fugato
246
con vari impasti strumentali e si oppone ad un secondo tema, una grande
frase ascendente e discendente, cantabile, amplificata a piena orchestra
nel finale del brano.
Nel convento di San Giacomo di Compostela, i religiosi attraversano la
scena. Il loro coro è uno dei più semplici (una frase ascendente e poi
discendente, un'apertura in crescendo seguita da un lento diminuendo,
come in un unico respiro) ma nello stesso tempo dei più raffinati cori di
introduzione donizettiani, denso di piccoli gesti strumentali in
semplicissimo contrappunto al canto.
Il padre superiore Balthazar sta per seguire i monaci ma scorge Fernand,
il novizio destinato a succedergli, assorto nei suoi pensieri e gliene
domanda la ragione. Fernand gli confessa di essere in preda ad un amore
terreno, per una donna di cui non conosce il nome né la condizione ("Un
ange, une femme inconnue"/"Una vergine, un angiol di Dio" nella
versione italiana).
Fernand intende abbandonare il convento, nonostante il suo padre
spirituale gli ricordi le insidie della vita mondana.
Sulla spiaggia dell'isola di Leon, Inez ed altre fanciulle attendono il
battello che conduce Fernand dalla dama sconosciuta ("Rayons dorés,
tiède zéphyre"/"Bei raggi lucenti"): all'atmosfera solenne e raccolta del
quadro del convento, si contrappongono la leggerezza del canto
femminile di Inez e del coro, ed un'orchestrazione aerea, vaporosa, in
punta di piedi come nelle musiche di balletto.
Fernand invano chiede a Léonor di rivelargli il nome ed il segreto che la
circonda; la donna gli confessa di amarlo ma di non poter diventare sua
sposa. Inez annuncia l'arrivo del re: Fernand deve partire
immediatamente; per ricompensarlo del suo amore, Léonor gli consegna
una lettera di raccomandazione, con la quale egli potrà fare una brillante
carriera militare.
Ingenuo ed idealista, Fernand crede che Léonor sia una dama di alto
rango e che il re Alphonse XI, benché sposato, sia un pretendente alla
sua mano.
ATTO II
Alphonse si aggira, innamorato e sognante, nei giardini d'Alcazar e
commenta con Don Gaspar la vittoria sugli infedeli: nella battaglia si è
distinto il giovane Fernand, che il sovrano vuole premiare. Nonostante
sia in attesa di un messaggero del Papa, Alphonse intende prima ricevere
la sua amante Léonor, con la quale ha da tempo una relazione avversata
dalla corte e dalla curia (" Léonor, viens j'abandonne"/"Vien, Leonora, a'
piedi tuoi").
Léonor si ribella al re, delusa e stanca della sua condizione di amante.
Quando il re le promette di ripudiare la regina, senza ascoltare le proteste
del Papa, Léonor lo mette in guardia dal compiere azioni sconsiderate.
Durante una festa che Alphonse ha organizzato per Léonor, il re
intercetta un biglietto che Fernand ha scritto alla donna, la quale confessa
così il suo nuovo amore per un giovane, senza rivelarne il nome. Irrompe
Balthazar, messo del Papa, a guastare la festa: minaccia l'anatema sul
sovrano, reo di adulterio, maledice la donna dello scandalo, poi mostra
una bolla papale contenente la scomunica per Alphonse.
ATTO III
Fernand dichiara al re il suo amore per Léonor; con freddo calcolo,
Alphonse decide all'istante di far sposare i due, per vendicarsi del
tradimento di Léonor e per rappacificarsi con la Chiesa.
L'aria di Alphonse ("Pour tant d'amour ne soyez pas ingrate"/"A tanto
amor, Leonora, il tuo risponda") è un esempio di come la musica ed il
canto possano avere due significati, uno esplicito e letterale, l'altro
nascosto e sottilmente ironico.
Léonor rimane interdetta, ma risolve di confessare subito a Fernand il
suo passato, rinunciando alla felicità: per questo manda Inez in cerca del
giovane. Don Gaspar fa arrestare Inez, il re nomina Fernand marchese,
gli conferisce un ordine cavalleresco ed il matrimonio viene celebrato.
Fernand è felice, ma viene subito deriso dai cortigiani, che rifiutano di
stringergli la mano. All'arrivo di Balthazar, il giovane capisce la verità:
ha sposato ("La maitresse du roi").
Indignato contro Alphonse e Léonor, Fernand getta a terra l'insegna
cavalleresca, spezza la spada ai piedi del re (in preda al rimorso) ed esce
seguito da Balthazar.
249
Il declamato fiero e disperato di Fernand, nel tempo di mezzo inserito fra
il tempo lento e la stretta del finale, ha la stessa funzione della
maledizione di Edgardo nel finale II di Lucia di Lammermoor, e svela un
altro aspetto del carattere del giovane, fino a quel momento sognante ed
idealista tenore romantico; grazie al primo interprete, Gilbert Duprez,
questo divenne uno dei momenti più celebri dell'opera.
ATTO IV
Nel convento di San Giacomo, i monaci stanno scavando le loro
tombe, e Balthazar esorta i pellegrini a pregare. Fernand è in procinto di
prendere i voti, ma il suo pensiero è sempre rivolto alla "maitresse du
roi".
Léonor si avanza, sotto gli abiti di una novizio: spossata dal dolore, in fin
di vita, intende chiedere perdono a Fernand, del quale ascolta la voce
nella preghiera proveniente dalla cappella: si sta svolgendo la cerimonia
di vestizione del giovane.
Egli esce, riconosce Léonor ed è sconvolto. Léonor si dichiara innocente
ed implora il perdono dell'amato, che, riconquistato dalla passione, le
propone di fuggire insieme.
Ma Léonor muore, benedicendo Fernand.
Antonino Pasculli, il virtuoso dell'oboe, scrisse delle variazioni sul tema della Favorita di Donizetti; si riportano qui i due video: uno per oboe e orchestra, l'altro per oboe e pianoforte.
Nessun commento:
Posta un commento